A.N.P.I. - Comitato Provinciale di MacerataIscriviti

LA LETTERA DELL’ANPI AL PRESIDENTE CAPPONI

Gentile Presidente,

sabato scorso il Comitato provinciale dell’ANPI ha rilevato come in questi mesi sia ripreso con forza un attacco, spesso mascherato dietro la volontà di una fantomatica pacificazione o di una nuova e più moderna ricerca storica, alla Resistenza sia sotto il profilo storico, che valoriale.

Per certi aspetti sembra di rivedere il clima che solo lo scorso anno in occasione della cosiddetta proposta di legge di equiparazione dei Partigiani con i soldati della Repubblica sociale italiana, affossata definitivamente dal Presidente del Consiglio dei Ministri in occasione delle celebrazioni del 25 Aprile del 2009.

In questo quadro, purtroppo, dobbiamo rilevare che anche la Provincia di Macerata con alcune prese di posizione di consiglieri, che fanno parte della maggioranza o con prese di posizione istituzionale ha contribuito, forse al di là delle proprie intenzioni, a creare quel clima di confusione, all’interno del quale possono crescere proposte di ridare onore e dignità a quanti, pur in buona fede, sostenevamo le i dee e i propositi del fascismo e del nazismo.

Noi crediamo, ad esempio, che gli interventi del consigliere Enzo Marangoni – sia a nel Consiglio provinciale di Montefano, che sulla stampa – siano delle provocazioni, forse fatte ad arte per alimentare l’immagine di una partito fuori dal coro, senza rendersi conto di essere fuori dalla storia, sia giuridicamente, che, soprattutto, moralmente.

“Dopo l’8 Settembre 43 – si legge nella sentenza della Suprema Corte di Cassazione del 16 Luglio 1945, ribadito dalla stessa anche a Sezioni unite – lo Stato italiano è rimasto quello che era, secondo lo Statuto, e non ha mai cessato di esistere nei suoi organi legittimi. La pseudo Repubblica sociale, la cui autoproclamazione va definita un atto arbitrario dei suoi dirigenti, non fu mai uno stato vero e proprio, sia perché mancò il libero consenso popolare alla sua costituzione, sia perché fu combattuta dallo stato legittimo attraverso la guerra dichiarata al tedesco (13/10/1943) del quale essa era strumento. Non essendosi perciò la nazione divisa in due stati, né avendo lo stato legittimo sciolto mai i cittadini dal vincolo di sudditanza, quelli fra essi che si posero contro la nazione prestandosi a favorire il tedesco invasore non potevano non essere ritenuti traditori quali collaborazionisti del nemico”.

Una provocazione perché cerca di parificare quanti hanno combattuto nelle file delle Resistenza con chi, anche in buona fede, ha servito la repubblica sociale italiana (la repubblica di Salò) appare come una richiesta di assoluzione, di ripensamento del passato che la storia ci ha consegnato e che non può prevedere distorsioni e falsità di giudizio. Va invece ricordato che questo annullamento delle differenze tra scelte contrapposte porta ad equiparare chi ha combattuto per la libertà con chi ha collaborato con l’occupante nazista, con chi ha dato la sua complicità nelle stragi contro i civili, con chi ha denunciato. perseguitato e contribuito alla deportazione e allo sterminio degli ebrei. In nessun altro paese europeo si osa avanzare questo tipo di riconoscimento per i collaborazionisti, al

contrario ci sono stati processi esemplari che hanno contribuito alla crescita della memoria e della consapevolezza del passato.

In questo caso la presa di posizione delle Provincia di Macerata ci è apparsa fiacca, non all’altezza di un ferma condanna o, quanto meno di una decisa presa di distanza.

Anzi abbiamo dovuto constatare che “per la prima volta, non è mai accaduta una cosa del genere, abbiamo la presenza della Provincia (alla manifestazione di Monte San Martino lo scorso 9 Maggio)” Così l’associazione dei caduti e dispersi della Repubblica Sociale Italiana (RSI) ha salutato la presenza dell’Assessore Simone Livi, che con tanto di fascia azzurra rappresentava la Provincia di Macerata.

Erano passati solo pochi giorni dal comunicato della Giunta provinciale e della Presidenza del Consiglio provinciale nel quale si afferma il riconoscimento del determinante contributo della Resistenza e della Lotta di Liberazione per riportare la democrazia e la libertà in Italia.

Cosa significa allora partecipare ad una manifestazione organizzata da chi afferma di combattere contro la storia costruita sulle menzogne, che ha vivo il ricordo e il sacrificio dei caduti che combattevano a favore della RSI, che, come ha affermato lo stesso assessore, c’è stata un’altra parte di italiani che ha lottato per la patria.

Quale Patria? Quella che a servizio dei nazisti imprigionava gli Ebrei e li trasportava nei campi di sterminio, quella che aveva sorretto una feroce dittatura, che imprigionava ed uccideva gli oppositori?

Come è possibile ancora oggi voler parificare quanti hanno combattuto per la Repubblica e la Costituzione con chi era a servizio di una feroce dittatura?

Come è possibile essere a fianco di Piero Terracina, sopravvissuto ad Auschwitz, invitato recentemente nella nostra provincia e, nel contempo affermare che ai fascisti, che hanno denunciato lui e la sua famiglia, deve essere riconosciuto di aver agito per l’onore della patria?

Vogliamo sperare che il prossimo 6 Giugno la Provincia non partecipi ad un’analoga manifestazione, che si tiene per le stesse finalità a Sarnano.

Insieme a questi comportamenti dobbiamo anche riscontrare un atteggiamento di grande freddezza, se non addirittura ostile, nei confronti delle associazioni che si richiamano direttamente agli ideali della Resistenza: l’ANPI (Associazione nazionale Partigiani d’Italia) e l’ISREC (Istituto storico della Resistenza e dell’età contemporanea).

Ci sono stati numerosi episodi che purtroppo depogono in tal senso: dal mancato rinnovo della convenzione con l’ISREC, al mancato patrocinio al convegno internazionale su Auschwitz, dal sostanziale rifiuto di sostenere la diffusione del DVD, ispirato da ANPI e ISREC, su Resistenza e Costituzione, al mancato patrocinio e contributo alla mostra sul colonialismo italiano in Libia, dalla volontà di escludere l’ANPI dagli organizzatori delle varie manifestazioni in occasione del 25 Aprile, fino al mancato invito delle nostre associazioni, le uniche, all’incontro tra quanti hanno aderito al “Patto per la scuola”.

Potremmo evidentemente continuare, ma riteniamo che sia più utile cercare un confronto sereno e costruttivo, che possa portare, grazie anche alla nostra attività, un contributo alla crescita culturale e civile della nostra provincia.

Riteniamo perciò importante avere un incontro durante il quale potremmo confrontare le nostre posizioni ed esporre progetti che intendiamo portare avanti e sui quali chiedere il sostegno della Provincia di Macerata.

Restiamo in attesa di poter concordare a breve un appuntamento e cordialmente salutiamo.

Il Presidente

Giulio Pantanetti

Share

Inserisci un commento

You must be logged in to post a comment.


Utilizzando il sito, accetti l'utilizzo dei cookie da parte nostra. maggiori informazioni

Questo sito utilizza i cookie per fornire la migliore esperienza di navigazione possibile. Continuando a utilizzare questo sito senza modificare le impostazioni dei cookie o cliccando su "Accetta" permetti il loro utilizzo.

Chiudi