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COMUNICATO STAMPA ANPI IN RISPOSTA ALLE DICHIARAZIONI DEL CONSIGLIERE PROVINCIALE E REGIONALE DELLA LEGA NORD ENZO MARANGONI

Non crediamo si debba rispondere alle provocazioni. E l’intervento di Marangoni – sia a Montefano, che sulla stampa – è una provocazione, forse fatta ad arte per alimentare l’immagine di una partito fuori dal coro, senza rendersi conto di essere fuori dalla storia, sia giuridicamente, che, soprattutto, moralmente.

“Dopo l’8 Settembre 43 – si legge nella sentenza della Suprema Corte di Cassazione del 16 Luglio 1945, ribadito dalla stessa anche a Sezioni unite – lo Stato italiano è rimasto quello che era, secondo lo Statuto, e non ha mai cessato di esistere nei suoi organi legittimi. La pseudo Repubblica sociale, la cui autoproclamazione va definita un atto arbitrario dei suoi dirigenti, non fu mai uno stato vero e proprio, sia perché mancò il libero consenso popolare alla sua costituzione, sia perché fu combattuta dallo stato legittimo attraverso la guerra dichiarata al tedesco (13/10/1943) del quale essa era strumento. Non essendosi perciò la nazione divisa in due stati, né avendo lo stato legittimo sciolto mai i cittadini dal vincolo di sudditanza, quelli fra essi che si posero contro la nazione prestandosi a favorire il tedesco invasore non potevano non essere ritenuti traditori quali collaborazionisti del nemico”.

Una provocazione perché cerca di parificare quanti hanno combattuto nelle file delle Resistenza con chi, anche in buona fede, ha servito la repubblica sociale italiana (la repubblica di Salò) appare come una richiesta di assoluzione, di ripensamento del passato che la storia ci ha consegnato e che non può prevedere distorsioni e falsità di giudizio. Va invece ricordato che questo annullamento delle differenze tra scelte contrapposte porta ad equiparare chi ha combattuto per la libertà con chi ha collaborato con l’occupante nazista, con chi ha dato la sua complicità nelle stragi contro i civili, con chi ha denunciato. perseguitato e contribuito alla deportazione e allo sterminio degli ebrei. In nessun altro paese europeo si osa avanzare questo tipo di riconoscimento per i collaborazionisti, al contrario ci sono stati processi esemplari che hanno contribuito alla crescita della memoria e della consapevolezza del passato.

Ma la vera domanda è: perché nelle istituzioni e nelle forze politiche democratiche non viene stigmatizzato tale comportamento, anzi spesso viene avallato.

E’ successo, ad esempio, lo scorso 9 Maggio a Monte San Martino, dove l’Assessore Simone Livi ha portato il saluto della Provincia alla manifestazione organizzata dall’associazione dei caduti e dispersi della Repubblica Sociale Italiana (RSI), affermando che c’è stata un’altra parte di italiani che ha lottato per la patria.

Come è possibile tributare il giusto e doveroso riconoscimento a Piero Terracina, sopravvissuto ad Auschwitz, invitato recentemente nella nostra provincia, e, nel contempo, essere al fianco di quanti vogliono onorare i fascisti che hanno denunciato lui e la sua famiglia?

Riteniamo che il Presidente della Provincia e del Consiglio provinciale debbano stigmatizzare questo comportamento e le forze democratiche, a partire dal PDL e dall’UDC alleate in Consiglio provinciale della Lega Nord, isolino tali atteggiamenti profondamente antidemocratici.

ANPI – COMITATO PROVINCIALE DI MACERATA

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