A.N.P.I. - Comitato Provinciale di MacerataIscriviti

Il ricordo degli eccidi e le Liberazioni delle nostre città

77° anniversario della Liberazione di Macerata dal nazifascismo

Il nostro intervento è “scomparso” dalla manifestazione istituzionale ma la voce dell’ANPI non mancherà nel giorno della Liberazione della nostra Città!

Mercoledì prossimo 30 giugno è il 77esimo anniversario della Liberazione di Macerata dal nazifascismo. Ci vediamo alle 19 al Monumento ai Caduti in Piazza della Vittoria (leggi il comunicato), il luogo dove i Partigiani della Banda Nicolò sventolarono la loro bandiera il 30 giugno 1944. Deporremo dei fiori presso la targa che li ricorda (inaugurata nel 2019), a seguire interventi.

Di seguito i comunicati inviati alla stampa sulle dichiarazioni della vicesindaca sul 30 Giugno Librazione di Macerata dal nazifascismo.

 
 
Inoltre abbiamo provveduto ad inviare una lettera al Prefetto e per conoscenza al nostro Presidente nazionale in cui abbiamo rappresentato la gravità della decisione del Comune di Macerata allegando i due comunicati emessi.
 

Macerata 30giugno 2021 Liberazione dal nazifascismo. Un bel modo per ringraziare le partigiane ed i partigiani per rinnovare l’impegno a coltivare l’antifascismo.

 

Il Memoriale Fattorini – Verdi Presidente Comitato di Liberazione di Macerata

 
 
 

L’Intervento di Donella Bellabarba Anpi Sezione “S. Valerio” di San Severino Marche

L’Intervento di Donella Bellabarba

Anpi Sezione “S. Valerio” di San Severino Marche

CHIGIANO – 77 ANNIVERSARIO DELLA LIBERAZIONE E DEGLI ECCIDI DI CHIGIANO E VALDIOLA

Sabato 1 luglio 1944 è il giorno della liberazione di San Severino Marche. Verso le 17 i partigiani del Battaglione Mario, suddivisi in 2 colonne provenienti dal ponte Sant’Antonio e da Fontenuova, occupano la piazza, allora Vittorio Emanuele. Le ultime retroguardie tedesche, dopo aver fatto saltare il ponte delle scuole, quello dell’ospedale e quello gotico trecentesco di Fontenuova, sono partite.

Sul balcone del Municipio si alternano tutti gli esponenti della Resistenza locale, oltre a Mario Depangher ed ai suoi partigiani ci sono gli esponenti dei G.A.P ( Gruppi di Azione Patriottica) che hanno operato in città in collegamento con il Battaglione e quelli del C.N.L con il loro presidente Andrea Farroni.

Sventolano sul Palazzo comunale le bandiere delle nazioni alleate e quelle dei Paesi a cui appartengono i partigiani del Battaglione Mario, cucite nell’abitazione di Nena( Nazzarena) Schiavetti vedova Ramaccini aiutata da un gruppo di donne:Vittoria Lancioni,Angela ed Elvira Gentili, Ida Antoniucci e Derna Cambio.

Qualcuno pensa anche di collocare una bandiera rossa sulla torre comunale al Castello al Monte, non essendo disponibile in fretta e furia si provvede con scampoli dal rosso scuro all’arancione; dopo poche ore le truppe polacche, che si trovano dalle parti di Tolentino, fanno sapere che se la bandiera non sarà tolta abbatteranno a cannonate la torre.

Come è stato detto a Macerata, anche per San Severino Marche è importante sottolineare il grande valore, non solo simbolico, dell’essere stata liberata dai Partigiani, anziché dalla truppe polacche ed inglesi, perché è la prova storica incontrovertibile del contributo decisivo e fondamentale dato dalla Resistenza nella guerra di liberazione dal fascismo e dal nazismo

Dopo 77 anni è triste constatare l’ignoranza storica su quanto accaduto in Europa, nel mondo ed in Italia.

E’ bene ricordare che l’Italia fascista, scesa in campo con la Germania nazista è stata una delle nazioni che ha scatenato la II guerra mondiale invadendo altre nazioni ed altri popoli e l’armistizio dell’8 settembre  sancisce che l’Italia fascista è stata sconfitta dagli anglo-americani con i loro alleati, sancisce che l’Italia è un Paese colpevole del conflitto ed è un Paese vinto, sconfitto .

L’8 settembre però è uno spartiacque che segna la rinascita dell’Italia, perché uno popolazione stanca della guerra e dei suoi quasi 500.000 morti tra militari e civili si unisce alla minoranza degli antifascisti da sempre, come Mario Depangher,e dà vita alla Resistenza civile e militare. Ai partigiani e alla loro lotta danno supporto di ogni tipo: contadini, operai, borghesi, militari; uomini e donne, generazioni diverse e di diverse fedi ed appartenenze partitiche, a cui si uniscono i prigionieri stranieri presenti nei campi di concentramento, come gli Etiopi ed i Somali, gli Slavi, i Russi, gli Inglesi del Battaglione Mario, nonché i nostri soldati che, rifiutandosi di unirsi ai Tedeschi ed ai fascisti di Salò sono rinchiusi nei campi di concentramento germanici, tutti uniti da un denominatore comune: l’antifascismo.

E’ grazie alla Resistenza, riscatto morale e politico del nostro popolo, se l’Italia poi potrà sedersi al tavolo dei vincitori come Paese cobelligerante anziché come Paese nemico e sconfitto, vedi Germania e Giappone; è bene ricordarlo e non dimenticarlo mai.

Nella Resistenza del nostro territorio sono presenti tutti questi aspetti sopra citati, ma per nostra colpevole disattenzione sono sconosciuti ai più, cercheremo di rimediare, perché è un dovere civile e morale che non restino ignoti nomi e gesta delle tante donne ( almeno 50) e dei tanti uomini a cui dobbiamo democrazia e libertà.

Una ultima riflessione.

I nostri padri partigiani hanno voluto, fin dall’inizio, ricordare la Liberazione di San Severino Marche  qui a Chigiano, collegandola indissolubilmente, a futura memoria, agli eccidi di Chigiano  avvenuti la sera del 25 marzo 1944 e a quelli di Valdiola la mattina del 26 aprile 1944, questo sia per la ferocia  delle esecuzioni, sia perché perpetrati in due momenti decisivi per la sconfitta dei fascisti e dei nazisti nel nostro territorio.

Il 24 marzo, dopo la battaglia di Valdiola ( 6 ore di combattimento) che segna la sconfitta del piano di accerchiamento ed annientamento dei partigiani del San Vicino, le SS catturano a Chigiano Francesco Stacchiotti, Piero Grociotti, Lelio Castellani, Umberto Lavagnoli, Giuseppe Paci    e Jossin Dimitroff. Messi contro il parapetto del ponte, colpiti alle gambe da raffiche di mitra, ancora vivi vengono gettati giù dal ponte, la bocca riempita di farina spinta a forza con il calcio delle armi, evirati, lapidati. Dimitroff, dopo essere stato costretto ad assistere allo scempio sarà fucilato a Corsciano.

L’eccidio di Valdiola invece avviene il 26 aprile del ‘44, durante una seconda ondata di rastrellamenti, che interessa tutto il territorio: da Visso a Matelica, a San Severino Marche, da Cingoli ad Albacina fino ai colli jesini.

Sono impegnati nei rastrellamenti paracadutisti della Divisione Goering, truppe alpine della Divisione Fuhrer, battaglioni delle SS tedesche e italiane, nonché reparti delle Brigate nere.

Quella mattina del 26 aprile le SS fanno irruzione nell’unica casa colonica ancora in piedi a Valdiola, lì stanno facendo colazione Venturino Falistocco, sua moglie, il figlio Armando con la moglie, due giovani donne, tre bambini, il loro garzone e il carbonaio Marino Costantini.

Le SS, dopo aver costretto Armando a tirare fuori i migliori buoi, la cavalla con il carrozzino con dentro la scrofa uccisa, uccidono a due a due gli uomini accanto ad un pagliaio a cui poi danno fuoco, a fatica le donne riescono ad evitare che i corpi siano bruciati.

Questo è stato, questo è avvenuto e senza conoscenza e memoria questo può accadere anche se in forme diverse, ma simili. Democrazia e libertà sono conquiste da difendere ogni giorno, da ogni cittadino con consapevolezza e responsabilità avendo presente la COSTITUZIONE, che è , per storia essenza principi,antifascista.

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